8 giu 2012

Arcola: un libro sullo scugnizzo Vitozzi, un bambino partigiano


Sabato 9 giugno, nella sala consiliare di Arcola alle 10, si presenta il libro "Vitozzi, lo scugnizzo - storia di un bambino partigiano". 
Ne parlano il Sindaco, Livio Giorgi e l'assessore Regionale Enrico Vesco assieme a Mimma Rolla, all'Editore Irene Giacché ed agli autori. Sono davvero poche le storie come questa in grado di tracciare, con poche pennellate ben date, il quadro di un periodo storico complesso come quello dell'Italia fascista.  

Quella di "Vitozzi" è la storia (vera) di Angelo Devoto, oggi ottantenne, che, assieme a Jolanda Manfredi ha scritto un diario breve ma intenso e ci trasmette, attraverso queste pagine, un racconto denso di umanità, una storia d'altri tempi in cui le condizioni di vita riassumono i caratteri d’un periodo della nostra storia, racchiudendo in sé: fame, povertà diffusa e anche contrasti familiari e insieme vera solidarietà e sinceri affetti umani. Assaggia anche i metodi educativi del regime, il piccolo Angelo, quando, sorpreso a barattare la divisa da piccolo fascista con tre pesche, viene frustato senza pietà e scaricato come un sacco davanti a casa.

Sono tempi in cui dittatura, guerra, distruzione e morte entrano nella sua vita, sono tempi di scelte anche per un bambino come lui. E Angelo infatti sceglie. Una scelta «scomoda - come scrive nell'introduzione Enrico Vesco, grande amico dell'autore, che ha patrocinato la pubblicazione del libro - perché la parte giusta non è e non deve essere quella che ci conviene di più. Angelo si è schierato quando aveva solo 12 anni. Prima per istinto, poi per scelta consapevole. Mai per opportunismo. Sarebbe stato più facile restare defilato, invece che affrontare la fame, il freddo e la paura facendo la staffetta e minando i sentieri dei nazisti».

Rimasto orfano di madre e abbandonato dal padre insieme ai sei fratelli, il piccolo Angelo a otto anni vagava per le strade di Spezia in compagnia del fratello Mario, di nove, chiedendo l’elemosina e dormendo nei portoni, sfuggendo cocciutamente ad ogni tentativo del mondo adulto, di cui ha già troppi motivi per non fidarsi, di rinchiuderlo in orfanotrofi o tristi collegi. Il racconto si snoda tra varie vicissitudini, fino a che Angelo, per sfuggire alla cattura, è costretto a rifugiarsi sui monti tra i partigiani; lì, operando e combattendo con loro, rimarrà fino alla Liberazione, lì guadagna il suo nome di battaglia, "Vitozzi", appunto. 


Tutto questo in pagine che narrano la parte più drammatica della vita del protagonista, che si svolge dapprima nella città di Spezia, poi in quella di Lerici, infine “ai monti”, dove il giovane protagonista adempirà i suoi ardui compiti con la serietà ed il coraggio d’un adulto in mezzo ad altri adulti, pur se colto talvolta da un’accorata nostalgìa per un'infanzia non vissuta.

Dalla lettura di questo libro, adatto anche ai più giovani, scritto con linguaggio semplice e proprio per questo efficace ed immediato, ricco di fatti e di riflessioni che si leggono tutte d'un fiato, restano impresse scene di vita e persone ritratte con intelligenza psicologica. E, attraverso le mutevoli avventure, emerge la figura del protagonista, nella sua semplice umanità e profonda bellezza.

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