Anche Arcola, come ogni altro luogo, ha un tessuto culturale
permeato di leggende.
Fra queste c’è la conosciuta apparizione
della vergine Maria avvenuta nel maggio
1556, apparizione in onore della quale gli Arcolani costruirono il santuario di Nostra Signora degli Angeli.
Un’altra leggenda, un po’ meno conosciuta è la leggenda dell’uomo che prevedeva il futuro.
Si narra, infatti, che quest’uomo, un certo Carmgnani potesse predire il futuro.
Alcuni dicono lo facesse comunicando con le anime dei morti, altri pensano che capisse il canto degli usignoli che ascoltava
di notte nei pressi di una sorgente.
I documenti storici, più precisamente le cronache di Arcola,
attestano l’esistenza di uno strano uomo
che si aggirava di notte con una cappa
bianca e due pistole.
Si racconta anche che dal campanile della pieve provenivano
inquietanti e misteriosi rumori simili a
un lamento umano.
IN BREVE LA LEGGENDA
RACCONTA QUESTO:
Un tempo ad Arcola viveva uno strano signore, tutti lo chiamavano Barone perché non sapevano il suo vero nome. Sospettavano però che
fosse un ricco caduto in disgrazia.
Il Barone girava per la città con abiti consunti e dimessi e
un bastone, nelle giornate più fredde invece indossava un raffinato cappotto
nero con pelliccia.
Tutti lo temevano e nessuno sapeva da dove venisse e quale
fosse la sua storia.
Il Barone amava sedersi sotto
la volta vicina alla piazza della chiesa.
A volte era gioviale e tranquillo, ma altre fissava nel vuoto con i suoi
occhi azzurro cielo e diceva parole a caso. Gli Arcolani erano convinti che in
quelle occasioni prevedesse il futuro.
Pensavano, infatti, che il Barone la notte uscisse dal borgo
per comunicare con le anime dei morti.
Un bel giorno alcuni ragazzi curiosi decisero di seguirlo di
nascosto attraverso Baccano, la antica
Pieve e infine attraverso un bosco.
Il Barone si fermò
nei pressi di una sorgente dove,
dalle fronde degli alberi, si sentiva il canto
di un usignolo. Un canto triste, malinconico che il Barone sembrava
tradurre in parole confuse.
I ragazzi per magia iniziarono a capire le parole dell’uccello:
Purtroppo ad Arcola la notte seguente sarebbe tornato il fantasma dalla cappa bianca e dalle grosse
pistole. Sarebbe stata la sua ultima
apparizione, ma con sé avrebbe portato
via la vita di un giovane innocente.
Il Barone, la mattina seguente, provò ad avvisare i paesani,
ma, purtroppo, per loro le sue parole erano confuse e incomprensibili.
Al calare delle tenebre, come annunciato dall’usignolo, il
fantasma comparve seminando il panico fra gli abitanti del paese.
Un piccolo bambino
nel frattempo si era perso dalla folla, fra il caos generale finì per cadere
dall’alto muro che costeggiava la strada. Per fortuna ad afferrarlo c’era il
Barone. Il bambino corse a casa sano e
salvo. Il Barone purtroppo fu
trovato morto.
Tutti pensavano fosse stata la paura, solo i ragazzi che lo
avevano seguito sapevano che si era sacrificato per la città.
La leggenda completa può essere letta in:
Mauro Biagioni, Enrica Bonamini, illustrazioni di Francesco Musante, Storie e leggende di Lerici e Val di Magra, Edizioni Giacchè
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