30 ott 2015

UNA LEGGENDA SU ARCOLA, PER ENTRARE NELLO SPIRITO DI HALLOWEEN


Anche Arcola, come ogni altro luogo, ha un tessuto culturale permeato di leggende.
Fra queste c’è la conosciuta apparizione della vergine Maria avvenuta nel maggio  1556, apparizione in onore della quale gli Arcolani costruirono il santuario di Nostra Signora degli Angeli.
Un’altra leggenda, un po’ meno conosciuta è la leggenda dell’uomo che prevedeva il futuro.
Si narra, infatti, che quest’uomo, un certo Carmgnani potesse predire il futuro.
Alcuni dicono lo facesse comunicando con le anime dei morti, altri pensano che capisse il canto degli usignoli che ascoltava di notte nei pressi di una sorgente.
I documenti storici, più precisamente le cronache di Arcola, attestano l’esistenza di uno strano uomo che si aggirava di notte con una cappa bianca e due pistole.
Si racconta anche che dal campanile della pieve provenivano inquietanti e misteriosi rumori simili a un lamento umano.

IN BREVE LA LEGGENDA RACCONTA QUESTO:

Un tempo ad Arcola viveva uno strano signore, tutti lo chiamavano Barone perché non sapevano il suo vero nome. Sospettavano però che fosse un ricco caduto in disgrazia.
Il Barone girava per la città con abiti consunti e dimessi e un bastone, nelle giornate più fredde invece indossava un raffinato cappotto nero con pelliccia.
Tutti lo temevano e nessuno sapeva da dove venisse e quale fosse la sua storia.
Il Barone amava sedersi sotto la volta vicina alla piazza della chiesa.  A volte era gioviale e tranquillo, ma altre fissava nel vuoto con i suoi occhi azzurro cielo e diceva parole a caso. Gli Arcolani erano convinti che in quelle occasioni prevedesse il futuro.
Pensavano, infatti, che il Barone la notte uscisse dal borgo per comunicare con le anime dei morti.
Un bel giorno alcuni ragazzi curiosi decisero di seguirlo di nascosto attraverso Baccano, la antica Pieve e infine attraverso un bosco.
 Il Barone si fermò nei pressi di una sorgente dove, dalle fronde degli alberi, si sentiva il canto di un usignolo. Un canto triste, malinconico che il Barone sembrava tradurre in parole confuse.
I ragazzi per magia iniziarono a capire le parole dell’uccello:
 Purtroppo ad Arcola  la notte seguente sarebbe tornato il fantasma dalla cappa bianca e dalle grosse pistole.  Sarebbe stata la sua ultima apparizione, ma con sé avrebbe portato via la vita di un giovane innocente.
Il Barone, la mattina seguente, provò ad avvisare i paesani, ma, purtroppo, per loro le sue parole erano confuse e incomprensibili.
Al calare delle tenebre, come annunciato dall’usignolo, il fantasma comparve seminando il panico fra gli abitanti del paese.
Un piccolo bambino nel frattempo si era perso dalla folla, fra il caos generale finì per cadere dall’alto muro che costeggiava la strada. Per fortuna ad afferrarlo c’era il Barone. Il bambino corse a casa sano e salvo. Il Barone purtroppo fu trovato morto.
Tutti pensavano fosse stata la paura, solo i ragazzi che lo avevano seguito sapevano che si era sacrificato per la città.
La leggenda completa può essere letta in:
Mauro Biagioni, Enrica Bonamini, illustrazioni di Francesco Musante, Storie e leggende di Lerici e Val di Magra, Edizioni Giacchè

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